mercoledì 27 novembre 2013

panuzzelli al vapore

mi mancano i biscotti e poi, al vapore, ho cotto quasi tutto. Dico, dico, li fa Banderas nel suo mulino non li devo fare io con la mia Vitalis? Manco a dirlo! Tornando a questi panuzzelli vi dico che sembrano i panini giapponesi ma le farine usate sono, comune semola e una farina ai cinque cereali. Il colore pallido è dovuto alla cottura, non hanno la crosticina croccante sempre per lo stesso motivo e sono morbidissimi. Schetti, cotti senza farcitura, potreste accompagnarli a formaggi con salse o confetture, maritati invece, sono già ricchi e potreste mangiarli come finger food o come pane d'accompagnamento.
per sei panini
250 g di farina di semola di rimacinato
150 g di farina ai cinque cereali
250 g di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
9 g di lievito di birra
9 g di sale
30 g di olio extra vergine d'oliva
in una ciotola mescolate le due farina con lo zucchero e il lievito sbriciolato, unite l'olio e parte dell'acqua, unite il sale e impastate energicamente. realizzate un panetto e fate lievitare mezz'ora al riparo da correnti fredde. Rimpastate il panetto e dividetelo in sei pezzi di circa 114 g l'uno; realizzate delle palline e introducetele dentro degli stampi in alluminio da babà precedentemente oleati e infarinati. Ponete nella vaporiera spenta, usandola come camera di lievitazione per circa un'ora o fino al raddoppio. Versate mezzo litro d'acqua nella vaporiera, accendete e portate la temperatura tra i 90-100°C e cuocete per circa 40 minuti. Se volete potreste, nella fase dell'impasto, unire formaggi o salumi tagliati a pezzetti. Sformate e servite tiepidi.

venerdì 22 novembre 2013

cavoletti o cavolicchi dal London fridge a quello di Palermo


due ricette due, siore siori, non c'è trucco non c'è inganno! Avvicinatevi siore e siori! E' esplosa la cavolicchio mania grazie a lei, sempre idda ci curpa. Ma vi pare giusto che mi ha acchiappato all'amo? Io, mi fici acchiappare, quindi dico che giustissimo è! Non avevo mai assaggiato i cavoletti di bruxelles e mi sono incuriosita quando Reb pubblicò 'sta ricetta e alcuni hanno dimostrato un velato (?) senso di disgusto sul prodotto di base...addirittura qualcuno disse che i cavoletti facevano 'schifo'. Per me questa parola non esiste soprattutto quando si parla di cibo, ma è un mio pensiero eh? Allora, dissi, li preparo pure io, CAVOLI! 
300 g di cavoletti di Bruxelles
alloro
basilico
salvia
maggiorana
noce moscata 
curry
sale e pepe macinati al momento
olio extra vergine d'oliva
uno spicchio d'aglio
10 g di brandy
pane di segale integrale
Niè che vi devo dire? Io ho seguito la ricetta secunnu chiddu chi dissi idda e chiddu che attruvai; in Sicilia  (almeno dove abito io eh?) gli unici cavoletti che si trovano in commercio sono quelli già confezionati, senza "tronco" insomma, ti tolgono il piacere di raccoglierli, e va beh! Li lavai, l'asciucai e li tagghiai a metà. Quanto alle erbette mi sono addentrata nella selva oscura che è diventato il giardino delle erbe aromatiche e tra il proliferare di trifolium attruvai uno sparuto basilicò, salvia, maggiorana e alloro, lì pulizìai velocemente e le ho spezzettate con le mani dentro una ciotola. Ci misi i cavoletti tagliati a metà, due cucchiari d'ogghiu novu, uno spicchio d'agghia scacciato, il sale, il pepe e il curry. Ho mescolato ben bene e poi ho messo tutto dentro una teglia foderata con della carta forno. Infornai per 15 minuti a 180°C e poi calai a 140 per altri 15 minuti di cottura. Dieci minuti prima  ho versato il brandy, sfornato e fatto intiepidire. In una padella sporca d'olio ho abbrustolito due fette di pane di segale tagliate a coltello e impiattai accussì.
 
Cavolicchi a tinchitè in questa versione sicula i cavoletti sono tagliati a metà e tritati finemente 
300 g di cavoletti di bruxelles
mezza cipolla
20 g di passolina o uva passa che dir si voglia
20 g di pinoli
20 g di pistacchi
20 g di mandorle pelate e tostate
un cucchiaino colmo di miele
20 g parmigiano grattugiato
40 g di marsala secco
60 g melagrana
olio extra vergine d'oliva
sale e pepe
in una padella mettete un cucchiaio d'olio, aggiungete la cipolla tritata finemente, unite la passolina, i pinoli e il marsala, fate sfumare ma non totalmente, unite i cavoletti tagliati a metà e poi affettati a coltello.Cuocete per circa 15 minuti, aggiungete il miele e mescolate. Se fosse necessario unite un goccia d'acqua  e finite la cottura ancora per qualche minuto, tritate a coltello i pistacchi e le mandorle, unite il parmigiano e, a fuoco spento, condite i cavoletti con questo composto. Aggiungete i chicchi di melagrana, aggiustate di sale, pepate e servite tiepido.




mercoledì 20 novembre 2013

boeuf borgognone da me' casa

L'ho detto, vero è! L'ho detto, mille e mille volte (mi piace esagerare) ma a mmia la Francia piace assai. Certo poi magari non pigghio tutto paro paro alla lettera, ma, ditemi, chi è che segue una ricetta uguale precisa 'ntifica? Nuddu, picchì ognuno di noi desidera mettere la firma, il proprio tocco, e chistu mi pari giusto; questa ricetta l'avevo già realizzata qui ma questa volta l'ho voluta preparare nella pentola a pressione Perfct di WMF. Insomma gli eccessi, cottura lenta contro quella veloce, videmu chi cumminai:
per tre cristiani
tempo di preparazione: 15 minuti
cottura: 15 minuti
500 g di vitello tagliato a piccoli cubetti
50 g di lardo
250 g di funghi champignon
prezzemolo
una carota
una cipolla rossa
180 ml di salsa di pomodoro pronta
un cucchiaio di estratto di pomodoro
circa mezzo litro di Bordeaux rosso
2 cucchiai di farina setacciata
qualche fogliolina di salvia
olio extra vergine d'oliva
sale e pepe

Niente di più semplice, sul serio dico eh? Tritate la cipolla e la carota, poneteli nella pentola a pressione, con un giro d'olio e il lardo tagliato a piccoli cubetti, procedete come al solito; fate imbiondire la cipolla e schiarire il lardo, togliete le verdure dalla pentola, mettetele da parte e ponete la carne,mescolate bene per sigillare i tocchetti da tutti i lati. Versate la farina a setacciandola direttamente nel tegame, salate, pepate e mescolate per amalgamare ben bene il composto, unite le verdure, la salsa di pomodoro, l'estratto, i funghi, il prezzemolo, e la salvia, mescolate e coprite con il vino. Chiudete la pentola a pressione e quando il secondo anello viene fuori dal manico del coperchio, cuocete per 15 minuti. Sfiatate e aprite il coperchio facendo molta attenzione a non bruciarvi con i vapori della cottura, mescolate, aggiustate di sale e servite

domenica 17 novembre 2013

il mio albero dà solo buoni frutti

lo dicevo qualche mese fa, quando il gattino Felix si è mollemente adagiato tra i rami dell'ulivo, che il mio alberello dà solo buoni frutti, sia quelli edibili che quelli non. Quest'adorabile gattino mi guardava dall'alto mentre lo cercavo invano, iddu mi talìava senza mancu fari miao
Ogni anno i suoi rami mi regalano delle olive, mica tante eh? Non opero potature per la produzione ma per la bellezza della sua chioma, adoro il grigio verde del suo fogliame, il cangiante dei suoi colori quando tira una passata di vento, quannu c'è il sole o quannu il cielo è nivuru con nuvolazze carriche di pioggia. E' un albero vibrante di emozioni, magico e longevo. (Aggiorno il post solo dopo un'ora dalla pubblicazione perché il commento di Rosalinda mi ha fatto addunare che ho omesso un piccolo, ma non trascurabile, dettaglio. Nell'immaginario collettivo l'ulivo corrisponde a un albero immenso, vecchio e nodoso, con rami che si spingono tra l'orizzonte e il cielo, un ulivo Saraceno, secolare...ecco il mio è nico, ha appena 18 anni, tronco nodoso, rami verso l'orizzonte, verso il cielo, tutto uguale uguale solo che è nicareddu.)
L'anno scorso fu annata carrica 'st'annu invece ne fici picca e nenti ma io non mi arrendo le raccolgo, le lavo e le lavoro per mangiarle con una carrettata di soddisfazione.
Olive in salamoia
per un kg di olive 
300 g di sale
2 litri d'acqua
lavate le olive e immergetele in una mistura di sale e acqua per almeno 12 giorni. Trascorso questo tempo, sciacquatele e ponetele in una terrina piena d'acqua fresca che cambierete ogni giorno per quattro giorni. Potete mangiarle così oppure condirle come ho fatto io.
per 150 g di olive in salamoia
uno spicchio d'aglio
un mazzetto di prezzemolo
una costa di sedano 
semi di finocchio
olio extra vergine d'oliva nuovo
schiacciate le olive con delicatezza, dentro il mortaio. Trasferitele in una ciotola con l'aglio tritato fine, il sedano tagliato a rondelle, il prezzemolo tritato, i semi di finocchio e l'olio, abbondante, pepate, mescolate e ponete dentro un barattolo almeno 12 ore prima di servirle.

venerdì 15 novembre 2013

Nigella, tanto love

Niè, 'sta figghiola è troppu bedda! Ma non è solo bella è anche bravissima, guardare mentre conduce la sua trasmissione è un gran piacere visivo, è altamente comunicativa, piacevolmente simpatica, drammaticamente bella e straordinariamente brava. Un piacere da elaborare fino al compimento della ricetta per assaporare quello che lei ha fatto vedere amabilmente in tv. Si, perché se leggete la ricetta non basta per accendere la miccia. Se, con il blog la foto deve essere accattivante per scatenare la voglia di provare la ricetta, con lei basta guardare una sua puntata per volere preparare l'intero menù e magari andare ad assettarisi cu idda e l'amici sò.
preparazione: 30 minuti
cottura: 1 ora
difficolta: media
per la base
200 g di digestive
50 g di burro
100 g di cioccolato fondente 
50 g di arachidi salati
per il ripieno
500 g di Philadelphia a temperatura ambiente
125 ml di panna acida
3 uova
tre tuorli
200 g di zucchero
150 g di burro di arachidi liscio
per il topping
250 ml di panna acida
100 g di cioccolato al latte
30 g di zucchero di canna

frullate i biscotti con le arachidi, aggiungete il burro a pezzetti, il cioccolato a scaglie. Foderate uno stampo apribile da 24 cm di diametro con la carta forno, distribuite il composto di biscotti e, con il dorso di un cucchiaio appiattitelo sul fondo. Mettete in frigo mentre preparate il ripieno. Con le fruste elettriche montate il formaggio con lo zucchero, aggiungete la panna, le uova, uno alla volta, e il burro di arachidi. Versate il composto dentro la tortiera e infornate a 160°C per 50 minuti; nel frattempo preparate il topping. Sciogliete a bagnomaria  il cioccolato tagliato a pezzetti, aggiungete lo zucchero e la panna acida,mescolate fino a ottenere una crema liscia, versatela sulla torta e infornate ancora per dieci minuti





mercoledì 13 novembre 2013

Sicilitudine di una ricetta di Sale & Pepe

Ieri, una ricetta di scorza d'arancia, è stata pubblicata sulla pagina di Casa Facile su Facebook , una pagina che conta 'appena' 101.268 "Mi piace" mica baubau miciomicio eh? Grazie al direttore Giusi e a Grazia.
Oggi, per onorare 'Casa Mondadori' rivisito una ricetta di Sale& Pepe di ottobre, immergendo quelle favolose pagine in un mare di sicilitudine. leggo questa rivista da quannu mi maritai, e mi maritai non conoscendo la differenza tra una casseruola e una pentola, tra uno scalogno e una cipolla di Tropea.  Ma eccomi qua, dopo 17 anni, grazie alle ricette di Sale & Pepe 'due fili' di pasta buoni riesco a preparali. 
Se volete la ricetta originale accattatevi il giornale! :D
tempo di preparazione: 10 minuti
tempo di cottura consigliato sulla confezione della pasta
facilissima
per 7 cristiani:
700 g di fettuccine
10 foglie di salvia 
60 g di nocciole tostate
40 g di parmigiano grattugiato
un pomodoro secco
50 ml di olio extra vergine d'oliva 
40 ml vino bianco secco
un mazzetto di prezzemolo
un'acciuga sottolio
per la finitura:
una manciata di nocciole sgusciate
60 g di pangrattato 
la punta di un cucchiaino di zucchero
un giro d'olio extra vergine d'oliva
preparate la mollica atturrata ponendo in un padellino antiaderente l'olio, fate scaldare e aggiungete il pangrattato e lo zucchero, mescolate su fuoco dolce fino a ottenere un composto dorato. Versate dentro una ciotola da portare in tavola. 
mettete le nocciole con la salvia pulita dentro il bicchiere del frullatore, cominciate a frullare, aggiungete il prezzemolo, il parmigiano, il pomodoro secco, l'acciuga, il vino e l'olio. Frullate fino a otterrete una crema che metterete dentro una terrina capiente, pepate e cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela dentro la terrina aggiungendo tanta acqua di cottura della pasta quanto ne servirà per ottenere un composto fluido e molto cremoso impiattate e decorate con le nocciole tritate grossolanamente a coltello e, a tavola condite con un cucchiaino o due di mollica atturrata al posto del formaggio.


lunedì 11 novembre 2013

il tempo delle arance

Proprio ieri su Sicily Present è stata pubblicata, nella rubrica domenicale di scorza d'arancia, una ricetta siciliana, un dolcino semplice realizzato con pasta all'arancia, ottimo rimedio per quando l'aranci nun ci sunnu. Ora che invece si stannu apprisentannu, vi fazzu talìare un dolcino sulla stessa scia ciavurusa. Ciambella alle arance duci e zuccherate con una glassa alle clementine e vaniglia. dovete sapere immediatamente che il ciavuru della glassa vi rapirà e voi facitivi  rapire, abbandonatevi senza rete, è un consiglio spassionato.
300 g di farina
245 g di zucchero di canna
8 g di lievito in polvere
un pizzico di sale
150 g di panna acida
4 uova
225 g di burro morbido
30 ml di latte
100 ml di succo di arancia
per la glassa
una clementina il suo succo e la sua scorza
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
150 g circa di zucchero a velo setacciato
 setacciate gli ingredienti secchi e accendete il forno a 150 °C. Imburrate e infarinate uno stampo a ciambella di 24 cm di diametro. Sbattete lo zucchero con il burro, aggiungete la panna e il succo d'arancia, le uova e infine, poco per volta , il mix di farina. Amalgamate ben bene il composto, versatelo dentro la teglia e infornate per circa 30 minuti. Fate la prova dello stecchino per verificare la cottura. Fate raffreddare nello stampo qualche istante prima di sformare il dolce su una griglia.
Preparate la glassa; lavate la clementina, prelevate la sua scorza e mettetela in una piccola ciotola, poi spremetela il frutto per ricavarne il succo e aggiungetelo allo zeste. Unite la vaniglia e setacciate lo zucchero a velo direttamente dentro la terrina, con delle fruste a fili sbattete per amalgamare gli ingredienti e verificare la consistenza della glassa Versate la glassa sul dolce e fate raffreddare completamente 

mercoledì 6 novembre 2013

Di principi e di principesse

'N'anticchia di sangue blu l'abbiamo più o meno tutti no? Io dico di si, magari non abbiamo il doppio cognome o il titolo nobiliare ma, in fondo in fondo un po' di sangue blu, l'abbiamo anche noi; in molte storie di Sicilia, ambientate secoli fa, era facile che il principe, il barone di turno o addirittura il re, s'infrattasse con la giovane cammarera dalla pelle liscia come pesca; se facìanu 'nzinzola, e la donna niscìa prena, idda era una svergognata, 'u picciriddu era di sangue misto e iddu, il nobiluomo, padrone anche della cammarera, nisciva frisco come un quarto di pollo. AH! Cose di altri tempi, forse o forse no; ma gira, vota e firrìa 'sto sangue nobile s'incrociò tante e tante vote che, lo penso, pure io sono nobile. Ho deciso che sono la Principessa  del Borgo degli Aranci, possidente, almeno nella fantasia, di ettari e ettari, aiutami a dire ettari di giardini, in un tripudio di agrumeti, palme, carrubbi, pale ri ficu d'india, muri a secco, terrazzamenti, giare e panchine in pietra. Un'oasi effimera e fiabesca. Se questo vuol dire che io non sia di razza ariana, sappiatelo, non me ne frega una beneamata, anche picchì con tutte le dominazioni che ci furono 'nta 'sta isola, come pritinnemu di essere "puri"? Con rispetto parlando mi nni futtu di come la pensano quei pazzi scatenati che, della razza ariana, ne hanno fatto una questione di vita e, soprattutto, di morte. Mi vergogno per loro, s'avissiru ammucciari, schifìu!
Beh certo, oggi ci sono anche quei nobili ai quali ci rimase solo il titolo, e va beh, non si può avere tutto dalla vita, io mi accontento di avere uno zinzino di fantasia che mi èleva, anche di pochi centimetri, dal fango che si poggia, costante come la polvere, sulla realtà spietata di ogni giorno.
Nella storia di nobili siciliani si narra di un piatto ricco, opulento che si serviva nelle case nobiliari nei giorni di festa, si tratta del 'timballo del Principe' menzionato anche ne "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa. Trattasi di un pasticcio di rigatoni in crosta di frolla dolce e grassa, ripieno di carne, fegatini, prosciutto, uova e salsiccia. Ora, attenti a mia, io non me l'accollo tutto 'sto tripudio e opulenza quindi accontentatevi del Timballo della Principessa Claudia alleggerito, sobrio, elegante  e sfarzoso al tempo stesso.
Per 6 cristiani:
con queste dosi ho accontentato chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, chi dunque, non gradisce il sapore della frolla associata alla pasta  e chi, invece, se l'accolla, quindi fici 4 piccoli timballi in crosta foderando 4 stampi da babà con la frolla e una piccola teglia per infornare quella senza crosta. Se tutti i sei commensali s'accollano il timballo in crosta usate una teglia di alluminio larga 20 cm e alta 10 
300 g di farina 00 setacciata
100 g di strutto
50 g di burro
50 g di zucchero
un uovo
2 g di sale
20 ml di Marsala secco
un pizzico di cannella macinata
Impastate, se volete a mano o 'zziccate tutto nella planetaria, la farina con il burro a pezzetti, lo strutto, lo zucchero, l'uovo, il sale, la cannella e il Marsala. Realizzate una palla, avvolgetela in un foglio di pellicola e passatela in frigo per un'ora, giusto il tempo di farla raffreddare 'n'anticchia. Nel frattempo preparate tutti gli altri componenti che andranno a insaporire il timballo:
piselli stufati:
mezza cipolla rossa tritata finemente
100 g di piselli surgelati
un cucchiaino raso di zucchero
un giro d'olio
sale
pepe
preparate i piselli, semplicemente mettendo tutti gli ingredienti, tranne il sale, dentro un piccolo tegame, coperti d'acqua, a fine cottura salate e pepate.
300 g di ragu già pronto, realizzato il giorno prima, con carne macinata mista, maiale e vitello
300 g di rigatoni
70 g di cacio cavallo o parmicgiano grattugiato
80 g di tuma
besciamella:
30 g di farina
30 g di burro
300 ml di latte
sale e pepe
noce moscata
sciogliete il burro in un tegamino, aggiungete la farina setacciata e mescolate, unite il latte, poco per volta facendo attenzione a non fare grumi. Portate a bollore, sempre mescolando e spegnete il fuoco, salate, pepate e aggiungete la noce moscata.
 a questo punto, che avete tutti gli ingredienti pronti, ponete una pentola sul fuoco e portate a bollore. Imburrate gli stampini individuali o quello unico, infarinate e eliminate la farina in eccesso. stendete l'impasto diviso in 4 pezzi se intendete realizzare le mono porzioni, in caso contrario dividete l'impasto in due pezzi disomogenei e stendete quello più grande, foderate lo stampo fino al bordo, facendolo aderire alle pareti, e rimettete in frigo. Cuocete la pasta  nell'acqua bollente, salata, scolatela molto al dente. Mettetela dentro una ciotola capiente con il ragù, il parmigiano, la tuma a pezzetti, la besciamella e i piselli, mescolate e riempite il contenitore; realizzate il coperchio del timballo e, con i rimasugli di frolla, decorate la superficie, spennellate con un tuorlo d'uovo sbattuto e infornate, in forno caldo, a 180°C per circa 45 minuti. Se volete dare il colore di "oro brunito" anche sulle pareti del timballo fate intiepidire, sformate il timballo e ripassatelo in forno ancora qualche minuto.

lunedì 4 novembre 2013

come il vulcano

In questa pizza, nata in America, c'è moltissima Italia e non solo nel nome. Ma d'altronde con tutti gli emigranti italiani sbarcati nel nuovo continente che ci vuliti truvari? Italia a tinchitè!
Due diverse persone, con luoghi e date notevolmente diverse, si contendono la paternità di questa pizza, ma una cosa è certa, il nome è stato attribuito dopo l'uscita del film "Stromboli" nel 1950 con Ingrid Bergman, diretto da Roberto Rossellini. Come ogni pizza che si rispetti il ripieno facitilu come vuliti, a sentimento. La particolarità di questa pizza è nella forma; è arrotolata, spesso con dei tagli sulla superficie per ricordare il vulcano, potrebbe assomigliare a un calzone ma non lo è.
Stromboli
per 4 cristiani
400 g di farina Manitoba
100 g di semola di rimacinato
10 g di sale
325 ml di acqua tiepida
2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
un cucchiaino di zucchero
10 g di lievito di birra fresco
per il ripieno:
6 cucchiai di salsa di pomodoro pronta
300 g di tuma tagliata a cubetti
origano
6 fette di prosciutto cotto
 setacciate le farine, mettetele nella planetaria e, con il gancio a uncino, mescolatele con il lievito sbriciolato, aggiungete lo zucchero, l'acqua alternata all'olio e il sale; lavorate fino a quando l'impasto s'incorda al gancio, staccandosi completamente dal bicchiere del Ken. Spennellate con un filo d'olio una ciotola, disponete dentro l'impasto, coprite con un canovaccio umido e mettete in forno spento con la luce accesa per almeno un'ora o fino a quando raddoppierà il suo volume. Recuperate l'impasto, sgonfiatelo su un piano leggermente infarinato e dividetelo in due. Stendete una porzione per volta sul piano infarinato realizzando un rettangolo, distribuite 3 cucchiai di salsa lasciando un bordo di 2 cm libero tutt'intorno, una spolverata di origano, 3 fette di prosciutto e metà della tuma tagliata a dadini. Chiudete i lati corti dell'impasto verso l'interno e arrotolate il lato lungo ben stretto. Ponete in una teglia foderata con carta forno con la chiusura in basso, effettuate dei tagli obliqui sulla superficie, se volete l'effetto vulcano, e fate lievitare nel forno spento con la luce accesa ancora mezz'ora.
Scaldate il forno a 200°C, spennellate la superficie dello stromboli con un velo d'olio e una macinata di pepe, infornate per circa 25-30 minuti. Servite caldo. Se cuocete con una teglia per pizza Emile Henry ponetela molto ben infarinata, sul fondo del forno a contatto con la fiamma, quando cambierà colore sarà a temperatura, con l'aiuto di una pala per pizza molto ben infarinata, prelevate uno "Stromboli" per volta e adagiandolo sulla teglia. Cuocete come sopra.

venerdì 1 novembre 2013

parmentier alla vaniglia con zucca e pollo

 Anch'io, come la mia amichetta Enza, ho degli amici che non sanno di essere miei amici. Primo fra tutti il maestro Camilleri, il Sommo, il meglio di tutti, per me eh? Noi siamo amici ma lui non lo sa; niente ci fa l'importante è che lo sappia io. Pensare a lui come amico mi fa stare meglio. E poi che male c'è? S'affenne nuddu? E allora?!
Un altro amico importante e famoso è Gordon Ramsay che un giorno mi disse come estrarre tutti i semini della bacca di vaniglia; è un segreto eh? ma ve lo rivelo con piacere non se la prenderà a male, lui è un buono; è mio amico ma lui non lo sa.
Ponete su un tagliere la vaniglia e schiacciatela con la parte opposta della lama di un coltello, incidetela e estraete tutti i semini con la punta del coltello. Io non la schiacciavo, però ora che lo faccio ho notato che in effetti l'azione preventiva stacca prima i semini senza bisogno di grattare.
Dopo tutto 'sto panegirico due parole su un altro mio amico che muriu mischineddu, non ve le devo dire? Trattasi del dottor Parmentier, farmacista, agronomo, igienista e nutrizionista francese che si operò nella diffusione e nella coltivazione delle patate alla fine del millesettecento. Visto che amici che ho?
La Parmentier è una torta salata realizzata con purea di patate con carne di manzo a tocchetti o macinata; una sorta di gateau di patate. Voi fate come me, realizzatela come più vi piace.
Parmentier alla vaniglia con pollo e zucca
per 6 cristiani
tempo di preparazione due ore
tempo di cottura  20 minuti
1 kg di patate
uno spicchio d'aglio
un porro
350 g di zucca
300 g di petto di pollo tagliato a fettine sottili
70 g di pane grattugiato più altro per spolverare
150 g di parmigiano grattugiato più altro per spolverare
olio extra vergine d'oliva
50 g di burro più altro per imburrate le teglie
400 ml di latte caldo
sale
pepe
zenzero in polvere
una bacca di vaniglia
preparate il purè lavando bene le patate e mettendole dentro una pentola con dell'acqua fredda. Portate l'acqua a bollore e cuocete per circa 20-25 minuti o, fino a quando, infilzando le patate con la lama di un coltello, queste cederanno perché sono al giusto punto di cottura. Eliminate l'acqua bollente e ponete la pentola piena di patate dentro il lavello pieno d'acqua fredda. Le patate si intiepidiranno e potrete procedere alla pelatura senza scottarvi.Schiacciate le patate con l'apposito attrezzo, raccogliete il composto dentro una ciotola capiente, aggiungete il formaggio, il burro, i semi della bacca di vaniglia il pepe e il sale. Riscaldate il latte con il baccello di vaniglia ormai vuoto, versatelo poco per volta dentro la ciotola e mescolate per amalgamarlo tutto. Nel frattempo che le patate cuociono, preparate il ripieno. Oleate il pollo e massaggiatelo con il sale e lo zenzero, cospargetelo con il pane grattugiato e e panatelo da ambo i lati. cuocete le fettine per pochi istanti su una padella caldissima, tagliate la carne a piccoli pezzi e mettete da parte.Affettate il porro, tritate l'aglio e soffriggete il tutto con due cucchiai d'olio in un wok. Aggiungete quasi subito la zucca tagliata a cubetti e cuocete fino ad asciugare l'acqua di vegetazione, spegnete, salate e pepate. Unite i pezzetti di pollo alla zucca, mescolate per fare insaporire.
 Imburrate una teglia da forno grande o tre piccole, regolatevi a occhio; cospargete con del pane grattugiato eliminando quello in eccesso; distribuite parte del purè sul fondo della pirofila modellandolo sui lati, facendolo aderire ai bordi, versate il ripieno e chiudete con uno strato di purè, distribuitelo bene sul ripieno con una spatola di metallo. Grattugiate del parmigiano sulla sommità e infornate in forno caldo a 200°C per 20 minuti, poi date una doratura sotto il grill, sfornate e servite tiepido.