venerdì 27 febbraio 2015

Torte di mele si diventa

Se ci pinsate vero è, su una base qualunque ci potete 'ncafuddare un paio di mele variamente tagliuzzate; fettine, dadini, grattugiate, centrifugate, di supra, di sutta  alla Tatin...'nsumma mittitili come caddu vuliti e trasformate una semplice torta in una torta da amare.

per la torta
140 g di farina di mais fioretto
100 g di farina 0
180 g di zucchero di canna più una manciata
130 g di burro fuso
60 ml di succo d'arancia
1/4 di cucchiaino di sale
3 uova
1 cucchiaino raso di cannella in polvere
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
60 g di noci tritate
3 mele
10 g di lievito chimico
per il caramello 
50 g di burro
50 g di zucchero di canna
45 ml di panna fresca
Scaldate il forno a 170°C; imburrate e infarinate uno stampo da 26 cm di diametro.
Sbattete  le uova con lo zucchero per dieci, quindici minuti nella planetaria o con un frullino elettrico, dovranno risultare belle gonfie e chiare. Unite il burro fuso ma non caldo e amalgamate. Aggiungete anche il succo d'arancia e spegnete la macchina. setacciate insieme le farine, la cannella e il lievito. Unite la miscela poco per volta amalgamandola con una spatola di gomma, unite il sale e la vaniglia. Infine incorporate le noci tritate a coltello. Versate l'impasto nella teglia, livellatelo e mettetelo da parte. Pelate le mele, tagliatele a metà, eliminate il torsolo e affettatele sottili con una mandolina, affondatele nell'impasto, distribuite la manciata di zucchero di canna e infornate per circa 45 minuti o fino a quando, infilzando l'impasto con uno stecchino questo ne uscirà asciutto e pulito. Sfornate e fate intiepidire leggermente prima di sformare la torta.
Preparate il caramello ponendo dentro un pentolino, lo zucchero con il burro, cuocete fino a ottenere un colore brunito. Spegnete e aggiungete la panna, fate attenzione agli schizzi. mescolate e decorate la torta.

mercoledì 25 febbraio 2015

mescolanze e assonanze

Alla fine della fiera che male c'è se, sulla base di due ricette della tradizione, ne realizzo una sula? Niente, 'u sacciu, era così per introdurre 'sta ricetta che marìta i broccoli con le sarduzze, con il beneplacito della passolina e dei pinoli e l'esultanza del finocchietto. Ah, ancora 'na cosicedda v'ha diri, i broccoli 'n Paliemmu sunnu i cavuluciuri, io ho usato i broccoli veri, come si evince dall'allegra diapositiva sottostante.
Bucatini con sarde e broccoli arriminati
Per 4 cristiani
360 g di bucatini
2 fiori di broccolo
350 g di sarde già pulite
15 g di pinoli
Una cipolla grossa rossa
30 g di passolina (uva passa)
50 g di mollica di pane fresco
Un cucchiaino di zucchero
La scorza grattugiata di mezzo limone
Olio extra vergine d’oliva
Una alicetta sott’olio
50 ml di vino bianco secco
Una bustina di zafferano
Una grattata di noce moscata
Un piccolo mazzetto di finocchietto di montagna tritato
Lessate i fiori di broccolo ridotti in cimette, dopo averli lavati. Cuoceteli in abbondante acqua bollente salata, dopo la cottura, metteteli da parte conservandone l’acqua.
Tritate finemente la cipolla, ponetela in una tegame con due abbondanti cucchiai d’olio e l’alicetta, fate appassire su fuoco dolce rimestando con un cucchiaio di legno.  Aggiungete la passolina e i pinoli e continuate a mescolare. Unite le sarde ridotte a pezzi, mescolate e sfumate con il vino; alzate la fiamma e sminuzzate il pesce con un cucchiaio di legno. Aggiungete i broccoli e frantumate anche quelli. Sciogliete lo zafferano in mezza tazza di acqua di cottura dei broccoli e aggiungetelo alla salsa di pesce, cuocete per circa 10 minuti, unite la noce moscata, mescolate e spegnete.

Mentre cuocete i bucatini nell'acqua di cottura dei broccoli, preparate la muddica atturrata mettendo in un padellino un giro d’olio con la mollica e lo zucchero, mescolate fino a imbiondire il pane, mettete in una ciotola, aggiungete la scorza di limone e parte del finocchietto, mescolate e ponete in tavola. Scolate la pasta direttamente nel tegame con il condimento su fuoco dolce, aggiungete un paio di cucchiai di acqua di cottura e mescolate, impiattate, cospargete con la muddica atturrata, ancora un po’ di finocchietto tritato e servite caldissima.


lunedì 23 febbraio 2015

I doughnuts "de noiartri"

 Ppì mia, che parru a malapena  l'italiano (figurati l'inglese), già la parola è impronunciabile. Troppo difficile pure da scrivere, l'avrò scritta 10 volte e sempre l'ho dovuta copiare lettera per lettera e macari la sbagghiai puru. Mah! Che vi devo cuntari? Qua l'America sbarcò di striscio picchì 'ste ciambelle sono vagamente somiglianti a quelle vere. La ricetta che ho trovato in rete è questa di "Un'americana in cucina" e mi pare perfetta; fui jo che, nell'esecuzione, non fui capace di seguirla alla lettera, appunto!
 Vi capita mai d'arrunzari?  Di fare le cose arrangiandovi e prendendole alla leggera dicendovi "ma si, tanto che ci fa?" Ecco, accussì fici iu.
 Vi cuntu:

  • lei, l'americana, dice di usare lievito di birra secco e io ho usato quello fresco; 
  • poi mi cadiu la mano con lo zucchero 5 g in più, va beh niente ci fa; 
  • lei dice 60 g di burro a temperatura ambiente e io ne ho usato 70, fuso leggermente; 
  • lei usa 2 litri d'olio di semi misti, io 600 ml di semi di arachidi. 
  • lei richiede un taglia biscotti di 8 cm di diametro e io ce l'avevo da 10 quello da tre cm l'avevo da 5...insomma non l'arte d'arrangiarsi ma d'arrunzari. 
In definitiva più che doughnuts sono enormi salvagente che si trasformeranno in maniglie dell'amore già al primo morso, questo è certo. 
 Ma credete che io abbia finito? Giammai:

  •  ho utilizzato la metà dello zucchero a velo richiesto per le glasse e non ho realizzato quella cremosa.
 Lo volete un consiglio? Andare da lei per farli come si deve!

 
14 ciambelle
per l'impasto
450 g di farina 0
240 ml di late tiepido
5 g di lievito
70 g di burro fuso leggermente
3 tuorli
30 g di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di cannella
1/4 di cucchiaino di noce moscata
per le glasse:
trasparente
90 g di zucchero a velo setacciato
un paio di cucchiai di latte
al cacao
90 g di zucchero a velo
12 g di cacao amaro setacciato
un paio di cucchiai di latte
zuccheri colorati per decorare
 Sciogliete il lievito nel latte tiepido, ponetelo nella planetaria con la farina e lo zucchero, fate partire la macchina, unite il burro, le spezie e il sale, aumentate di poco la velocità e fate incordare. Ponete l'impasto in una ciotola unta leggermente, coprite con un canovaccio e fate lievitare per circa un'ora o due. Riprendete l'impasto, rovesciatelo su una spianatoia leggermente infarinata, fatelo riposare qualche minuto e stendetelo con un mattarello ad uno spessore di circa un cm 1/2, ricavate dei cerci con il taglia biscotti grande, poi con quello piccolo bucatelo al centro. Ponete le ciambelle su una leccarda foderata con carta forno. Rimpastate i ritagli e continuate fino a esaurire l'impasto; ponete a lievitare dentro il forno spento ma con la luce accesa per circa un'ora. Friggete una ciambella per volta in olio molto caldo, dentro un pentolino piccolo per pochi minuti ogni lato, scolate su carta assorbente per eliminare l'unto in eccesso. Preparate la glassa trasparente mescolando, in una bastardella, lo zucchero con il latte, utilizzate una frusta a fili manuale. Procedete allo stesso modo con l'altra glassa, aggiungendo allo zucchero il cacao.
Immergete un lato delle ciambelle nella glassa scelta e cospargeteli con codette o zuccherini colorati, fate velocemente picchì la glassa s'indurisce e gli zuccherini non s'appiccicano più.
Non sono uguali alla ricetta vera ma, purtroppo, erano buoni.



venerdì 20 febbraio 2015

'Na ciavuriata di mare

Fulminatemi, ho usato i pomodorini pur non essendo la stagione giusta; flagellatemi, ne sono consapevole ma 'sti pomodorini sono troppo buoni, vengono da Marsala e sunnu duci, ma talmente duci che parono un vero pasticcino. Se ci date un mozzicone e chiurìti l'occhi vi parrà estate. E io non vedo l'ora che arrivi, anche sulu sulu la primavera e quella sta arrivannu, si sente nell'aria nelle giornata di sole ma anche dopo un temporale; si vede nelle piante che cominciano a germogliare, si stannu arrisbigghianno. Tra poco il miracolo si ripeterà. Io pronta sono.
'Sta pasticedda solletica il naso come se arrivasse una ventata di ciavuru marino a tradimento e si resta sopraffatti dalla bellezza, in un attimo.
per 4 cristiani
400 g di fettucce secche
50 g di mollica di pane fresco
un pizzico di zucchero
uno spicchio d'aglio degerminato
250 g di ceci cotti
30 g di pomodori secchi sott'olio
un mazzetto di finocchietto di montagna
350 g di gamberetti sgusciati
15 pomodorini
olio extra vergine d'oliva
sale
pepe
un pizzico di bicarbonato
frullate 200 g di ceci con i pomodori secchi, allungate con un po' di acqua di cottura dei ceci e realizzate una crema fluida e liscia, mettete da parte. In una padella ponete un giro d'olio, fate scaldare leggermente e poi aggiungete la mollica, lo zucchero e tostate mescolando.
Tagliate a fette l'aglio, versate due cucchiai d'olio in un wok e cuocete l'aglio con i pomodorini tagliati a metà, aggiungete il bicarbonato, salate e, infine, pepate. A fine cottura unite i gamberetti e alzate la fiamma. A cottura ultimata aggiungete un cucchiaio di crema di ceci e i ceci interi rimasti, aggiustate di sale, mescolate e spegnete. 
Riscaldate la crema di ceci rimasta fluidificando con qualche cucchiaio di acqua calda o, meglio ancora, di cottura della pasta. Ponete uno specchio di crema su ogni piatto a servire. Cuocete la pasta in abbondante acqua bollente salata, scolatela al dente direttamente dentro il wok posto sulla fiamma, mescolate per fare insaporire, e unite il finocchietto tritato finemente. Impiattate sullo specchio di crema, spolverate con la mollica atturrata e servite caldissimo.

mercoledì 18 febbraio 2015

dolcezza e morbidezza in uno

Una tenerezza impressionante, un impasto lievitato duci e zuccherato ma non troppo, una specie di brioches alla crema ma aperta, consiglio vivamente di farla e di mangiarla tiepida. La ricetta l'ho trovata su un numero vecchissimo di Sale & Pepe, febbraio 1998 pagina 42. Non me ne voglia la redazione della patinata e amata rivista ma ho aggiunto un tuorlo nella crema e usato i 50 g di burro nell'impasto che nella ricetta si perdono. O meglio ne vengono usati 30 e degli altri 20 non si hanno notizie.

per l'impasto:
150 g di farina
50 ml di latte
10 g di lievito di birra
un uovo intero 
30 g di zucchero di canna
50 g di burro morbido
per la crema:
2 tuorli
150 ml di panna fresca
un cucchiaio di latte
50 g di zucchero di canna più un po' per spolverare la torta
Preparate l'impasto che necessita di lievitazione, riscaldate leggermente il latte e sciogliete il lievito, ponete nella planetaria e cominciate a impastare con la farina, unite l'uovo, lo zucchero e il burro a pezzetti poco alla volta aspettando che il pezzo precedente sia stato inglobato dalla lavorazione. Coprite con un canovaccio e fate lievitare per un'ora. Riprendete l'impasto e versatelo dentro una teglia di 22 cm di diametro imburrata, allargatelo e premete con la punta delle dita infarinate, spingendo dal centro verso l'esterno e lasciando un bordo gonfio. Coprite con un canovaccio e ponete a lievitare ancora una volta in un luogo tiepido per almeno un'ora.
Preparate la crema mescolando i tuorli con lo zucchero unite poco per volta la panna e il latte. Pennellate con l'albume avanzato l'impasto lievitato, distribuite un po' di zucchero di canna sull'impasto, versta ela crema al centro e poi distribuite ancora una manciata di zucchero i bordi della crema. Infornate a 180°C per circa 25-30 minuti. Servite tiepida.





domenica 15 febbraio 2015

abbraccio al miele e cioccolato

una torta facilissima, quasi all'antica, buonissima; da fare ancora e ancora. La ricetta di base l'ho letta da Donna Hay, lei è bravissima, le sue ricette sono sempre un successo. Io ho solo aggiunto un po' di cioccolato e sostituito la panna acida, non ne avevo in casa. Mi sono detta che questa semplice torta, tipica per la colazione, avesse bisogno di qualcosa che la rendesse più golosa. Ho pensato che in futuro potrei sostituire il miele con lo sciroppo d'acero, che ne pensate?
 
260 g di farina
16 g di lievito chimico
160 g di zucchero di canna
120 g di miele
150 g di burro
3 uova
180 g di panna a lunga conservazione
50 g di gocce di cioccolato
150 g di cioccolato al latte
setacciate la farina con il lievito e aggiungete lo zucchero. In una ciotola sbattete le uova, in un pentolino fondete il burro e fate intiepidire, unite il miele e la panna, mescolate per amalgamare. Aggiungete il mix di burro alle uova e sbattete a media velocità con delle fruste elettriche o nella planetaria, aggiungete poco per volta il composto di farina. Infarinate leggermente le gocce id cioccolato e aggiungetele al composto, mescolate con una spatola velocemente e versate dentro uno stampo a ciambella di 22 cm di diametro, imburrato e infarinato. Cuocete in forno caldo a 180°C per circa 40 minuti o quando infilzando la torta con uno spiedino di legno questo ne uscirà asciutto e pulito.
Fate raffreddare la torta dentro il suo stampo per una decina di minuti, sformatela su una griglia per pasticceria e fate raffreddare completamente. Sciogliete a bagno maria il cioccolato al latte ridotto a pezzetti, Fate attenzione a che il pentolino che contiene il cioccolato non sia mai a contatto con l'acqua calda sottostante. Quando l'acqua arriva a bollore, spegnete il fuoco e aspettate qualche minuto, il calore scioglierà il cioccolato, mescolate con una spatola e distribuite sulla torta.

venerdì 13 febbraio 2015

purpiceddu

[...] Raprì la porta-finestra, niscì nella verandina e s'addunò che il solito piscatori mattutino, il signor Puccio, era già tornato a ripa e aviva appena finuto di tirare la varca 'n sicco.
  Scinnì nella pilaja in mutanne com'era, gli s'avvicinò.
< Com'è annata? >
< Dottori mio, oramà i pisci se la fanno al largo. L'acqua vicino alla ripa è troppo 'nquinata dalle fitinzie nostre. Picca robba pigghiai >
  Calò 'na mano nel funnu della varca, la tirò fora riggennu un purpu di 'na sittantina di centilimetri.
< Ci l'arregalo > [...]
Andrea Camilleri. Una voce di notte. Sellerio Editore Palermo 2012
La verandina mia non conduce sulla spiaggia, oramà le spiagge, in Sicilia, sono tutte occupate ma certamente mi accontento di nesciri a febbraio sulla verandina mia e godere di qualche raggio di sole che s't'invernu ci regalò, ogni tanto, mica sempre eh? Certo in inverno c'havj a essiri friddu, ci mancassi e cu dici nenti ma, dicitimi, che male c'è se godo di un raggio di suli tra una nuvola mallitta e l'autra? 'Na jurnata di suli in menzu all'invernu non arrisolve i problemi ma sicuramente li riscalda.

per due cristiani, 'ntisi come persone non come religiosi:
un purpiceddu di menzo chilo 500 g di polpo pulito
due arance
un finocchio
un cuore di sedano
un'acciuga sott'olio
mezzo peperoncino piccante
uno spicchio d'aglio degerminato -facoltativo-
granella di pistacchio
sale
olio extra vergine d'oliva
Portate a bollore abbondante acqua, salatela e poi, immergete il polpo, tenendolo per la testa per tre volte; immergete completamente e cuocete, dalla ripresa del bollore per 15 minuti. Spegnete e fate raffreddare completamente nella sua acqua, passeranno alcune ore e ne varrà la pena perché la carne del polpo diventerà tenerissima.
Tagliatelo a tocchetti e mettetelo in una ciotola. Affettate il finocchio sottile con una mandolina; pelate a vivo le arance, tagliatele a tocchetti, affettate il cuore di sedano e ponete tutto con il polpo.  Ponete l'aglio dentro un mortaio, se lo gradite, con un pizzico di sale e cominciate a pestare, unite il peperoncino a pezzetti aggiungete l'acciuga e continuate a mescolare con il pestello fino a rendere cremoso il composto, aggiungete e un po' d'olio per fluidificare. Condite l'insalata e mescolate, aggiustate di sale se necessario. Servite con la granella di pistacchio.


domenica 8 febbraio 2015

Friddu d'aggigghiari


 Un piede leva e uno metti ci avviamo verso l'uscita dal tunnel dell'inverno. Mi pare ieri che cominciò tuttu 'stu friddu, No, non è volato il tempo, l'ho fatto volare io; mi sono calata 'n testa una specie di cappidduzzu, "non vedo, non sento e non parlo". Ogni tanto affaccio un occhio e poi me lo incapizzo 'n'autra vota. C'è friddu ancora assai, si pure qua nell'Isola del Sole; chiovi, da moriri assuppati. 
 Ma dice che è la stagione giusta e ci tocca qualche giorno grigio, e va beh! 'Na cosa mi rincuora, le giornate s'allungano e promettono clemenza. Arriveranno giornate di capriccio; celo sereno, cileste con qualche nuvoletta pittata di bianco, mare calmo tipo tavola, caldo e sole che incorniceranno la biddizza... mi faranno tornare il piacere di campare fuori e no 'nserrata dintra. Arriveranno, questo è certo ma per ora 'stu friddu chiama cioccolato e il cioccolato risponde non una ma ben tre voti, anzi quattro! Sacrifici sono.

 Una ricetta talmente facile che a sacciu fari puru io, facitivi 'stu cunto. 

Triplo cioccolato alla Nutella
300 g di cioccolato bianco
300 g di cioccolato al latte
300 g di cioccolato fondente
210 g circa di Nutella
una bacca di vaniglia oppure tre cucchiaini di estratto
Nello sciogliere il cioccolato fate molta attenzione a questi passaggi, semplici ma fondamentali:
1) il pentolino del bagno maria non deve mai toccare l'acqua calda sottostante
2) l'acqua non deve bollire, spegnete e l'asciate che il calore dell'acqua calda continui il processo molto lentamente.
3) quando il cioccolato acquisisce morbidezza, mescolate con una spatola in silicone
Preparate una teglia di piccole dimensioni, io ne ho usato una 20x15cm, ponete sul fondo una striscia di carta forno che vi consentirà di sformare il dole più facilmenteSciogliete il cioccolato bianco a bagnomaria, aggiungete 70 g di Nutella, un terzo dei semi della bacca di vaniglia oppure un cucchiaino di estratto. Mescolate, versate dentro la teglia e passate in frigo.
Sciogliete il cioccolato al latte, procedete nello stesso modo illustrato sopra, fate intiepidire qualche minuto, versate nella teglia e ponete in frigo.
Sciogliete il cioccolato fondente, seguite il medesimo procedimento anche del raffreddamento leggero prima di versare nella teglia e rimettete in frigo almeno un paio d'ore.
Trascorso questo tempo capovolgete la teglia, eliminate la carta forno, fate tornare un po' la temperatura ambiente e affettate con un coltello a lama liscia. La morte sua è in mezzo al pane, fidatevi.

lunedì 2 febbraio 2015

una torta shabby chic

 Sono entrata nel tunnel dello shabby chic, quello stile che impazza in questo periodo e che fa tendenza nell'interior design. 
 Colori chiari, pastello e dalla consistenza gessosa; bianco, grigio perla, avorio, beige e celeste chiarissimo donano un aspetto all'apparenza dimesso e creano una forte dipendenza. Lo stile, in realtà è molto studiato; i mobili, in genere in legno, sono dipinti a mano senza particolari accorgimenti anzi devono sembrare senza pretese, come recuperati dalla casa delle nonna. Con le vernici di Annie Sloan molti stanno stiamo cambiando l'aspetto dell'arredamento di casa. Io ve lo dissi, se cominciate  a ridipingere i vostri mobili entrate in un loop dal quale non è facile uscire, avrete sempre il pennello in mano e, se incrociate vostro marito o vostro figlio per casa, tenterete di colorare anche loro...
 Ecco, detto ciò, 'sta fissazione mi passò anche nel cibo. Per ovvi motivi non posso dipingere ciò che cucino ma posso usare i colori che trovo in natura. Ora vi cuntu chi fici.
 Ieri, domenica, abbiamo festeggiato il compleanno del mio sposo, da tempo mi chiedeva la torta mimosa, me l'ha chiesta per un periodo ininterrotto di un mese,  non esagero, testimone me figghia.
Ogni sera, dopo cena, mi diceva: e per dolce? Torta mimosa? 
Oh bedda matri santissima! Diventò un incubo per me mentre lui si bagnava il panuzzo. 
Il suo compleanno mi sembrò il giusto pretesto per realizzare questa torta che non è difficile ma  camurriusa assai. Non avendola mai realizzata mi sono fiondata su google e, cercando cercando, trovai questo link di Dissapore, nel quale Rossella Neiadin, racconta simpaticamente la sua torta mimosa perfetta. Io ho realizzato la ricetta del pan di spagna che uso di solito ma ho utilizzato, quasi pedissequamente, la ricetta della crema diplomatica che ha condiviso lei e vi devo dire che è favolosa. 
 Per ottenere il risultato shabby chic ho realizzato un pan di spagna colorato con lo zucchero di canna.
In definitiva, realizzate due pan di spagna, se volete seguendo le dosi sotto indicate, sostituendo, in uno dei due lo zucchero bianco con lo zucchero di canna scuro;
Dosi per un pan di spagna:
4 uova codice 0 oppure 1
120 g di farina
120 g di zucchero
sbattete le uova con lo zucchero ad alta velocità per 15-20 minuti, aggiungete in tre volte la farina setacciata e mescolate con una spatola dal basso verso l'alto per amalgamarla bene. Imburrate una teglia da 24 cm, infarinatela ed eliminate la farina in eccesso. Distribuite il composto all'interno della teglia, livellate e infornate in forno caldo a 170°C per 25-30 minuti. Sfornate fate intiepidire, poi sformate su una gratella per dolci e fate raffreddare completamente, anche tutto il giorno. Io ho cominciato il venerdì.
 Il giorno dopo preparate la bagna e la crema seguendo queste dosi:
per la bagna:
150 g di acqua
150 g di zucchero
la scorza di un limone prelevata con un pela carote
metette in un pentolino l'acqua, lo zucchero e la scorza di limone, portate a bollore, spegnete e fate raffreddare.
per la crema diplomatica:
500 g di latte
100 g di tuorli (circa 5)
120 g di zucchero
40 g di amido di mais
1 bacca di vaniglia
500 g di panna montata (senza zucchero)
5 g di gelatina in fogli
In una ciotola sbattete i tuorli con 100 g di zucchero,  la polpa della vaniglia e la maizena setacciata, utilizzate una frusta a fili manuale per amalgamare tutti gli ingredienti. Scaldate il latte con 20 g di zucchero e il baccello di vaniglia svuotato dei semi, portate a bollore, spegnete e fate raffreddare mezz'ora. Eliminate il baccello e versate il latte, poco per volta, dentro la ciotola con i tuorli, mescolate per amalgamare e poi mettete di nuovo nel pentolino sul fuoco. Portate a 82°C, mescolando con la frusta a fili. Nel frattempo mettete la gelatina a mollo in acqua fredda.  Spegnete il fuoco sotto la crema, unite la gelatina strizzata e mescolate. Ponete la crema dentro una ciotola, coprite con un velo di pellicola a contatto con la crema e fate raffreddare completamente.
P.S. Vi avanzeranno crema e pan di spagna ma, come giustamente dice Rossella, non sarà certamente un problema ;)
 Rossella ha utilizzato uno stampo da zuccotto. L'idea è geniale ma io, tra i 'millemila' stampi non ho quello è incredibile, lo so; ho quindi seguito il suo consiglio utilizzando una ciotola semisferica queste dimensioni: h 9 cm, diametro 19,5 cm. L'ho imburrata leggermente e poi l'ho foderata con la pellicola. Fatelo anche voi, poi tagliate a fette di un cm il pan di spagna realizzato con lo zucchero bianco, foderate lo stampo aggiungendo pezzetti per tappare i buchi. Con un pennello imbibite il pan di spagna con la bagna al limone. Per la cronaca, ho utilizzato un paio di fette dell'altro pan di spagna, ve ne avanzerà comunque, dopo la finitura.
Montate la panna e aggiungetela alla crema gialla, poco alla volta e con movimenti dal basso verso l'alto. Versate una quantità di crema dentro la ciotola rivestita , coprite con altre fette di pan di spagna, imbibite e versate ancora una quantità di crema, chiudete con altre fette di pan di spagna e bagnate ancora. Comprimete leggermente con le mani, coprite con la pellicola e ponete in frigo fino all'indomani.
Sformate il dolce su un piatto da portata, ricopritelo con abbondante crema; affettate l'altro pan di spagna e tagliatelo a quadrucci oppure, se avete un piccolo tagliabiscotti rotondo, ricavate tanti dischetti. Io , manco a dirlo, non l'avevo, quello in mio possesso era troppo grande e l'effetto finale non mi piaciu, quindi ho tagliato a cubetti. Ricoprite in modo uniforme la calotta e passate in frigo fino al momento di servire.